Patrimonio Artistico e Monumentale

Il patrimonio artistico e monumentale di Castronovo è del tutto singolare. I suoi dominatori, ognuno con la propria storia, hanno lasciato la propria impronta.

CITTA' SICANA DI CRASTO

La Città di Crasto sorgeva a metà percorso dell'antico tracciato che congiungeva il mar Mediterraneo con il mar Tirreno. Ciò ha certamente fatto eleggere questo sito come luogo di sosta per chi volesse controllare il territorio sui due mari. Arroccata sopra una insidiosa rupe, denominata Kassar, è Città molto antica e dal suono barbarico. E' da ritenere che l'antico nome di Crasto dal significato etimologico greco, vuole indicare la natura particolarmente fortificata della località e l'abbondanza dei pascoli. Secondo altri, il nome sarebbe riferito ad un soprannome della Dea Minerva "Crastia", alla quale era dedicato il tempio che sorgeva presso la Città. Le origini di Crasto vogliono farsi risalire intorno al VI secolo a.C.. Falaride, tiranno di Agrigento, nel tentativo di espandere il territorio agrigentino verso la zona settentrionale delle città tirreniche, dopo avere assoggettato diversi territori sicani, compreso Camico, risalendo il fiume Lico (oggi Platani), per consolidare la sua posizione fece costruire una fortezza al limite dei territori cartaginesi, agrigentini e siracusani; il primo nucleo di quella fortezza costituirà la Città di Crasto. Gli studiosi attribuiscono la fondazione della Città di Crasto a popolazioni preelleniche e sicane, giudicando di età preistorica gli avanzi archeologici, il cui nucleo più notevole è rappresentato dalla cinta di mura ciclopiche e pelasgiche. La Città, di forma ovale allungata, occupava l'intero altopiano del Kassar, con una lunghezza massima di 1770 metri ed un circuito di tremila metri. La Città di Crasto nel 456 a.C. fu teatro di una poderosa battaglia tra gli eserciti agrigentini, imeresi e geloi per il possesso della fortezza. La distruzione della Città di Crasto è legata alla seconda guerra servile. Furono i romani, infatti che demolirono le Città di Triocala, Crasto e Scirtea per l'appoggio incondizionato dato alle popolazioni delle tre Città alla causa degli schiavi. I superstiti ricostruirono il nuovo sito sulla Montagna Reale o Rupe di San Vitale.

LE GROTTE

Le grotte poste sulla collina presso le sponde del fiume Platani, possono ritenersi antiche abitazioni o necropoli di popolazioni preistoriche riconducibili al popolo sicano (VI sec. a.C.), facenti parte di quel patrimonio archeologico conosciuto come abitazioni trogloditiche. La prima perlustrazione scientifica, almeno in tempi recenti, risale al 1743 ad opera dello storico locale Vito Mastrangelo. Stante alla descrizione dello stesso storico pare che le pareti di alcune grotte mostrano alcuni segni geroglifici, alcuni interi e altri in parte distrutti. In fondo alla grotta più grande, dove grondano gocce di acqua, germoglia una pianta denominata Capelvenere da cui la grotta prende il nome; in essa sono evidenti delle alcove scolpite nella roccia. Nello stesso anno il Mastrangelo perlustrò una grotta, oggi con l'ingresso otturato, denominata grotta di Annibale, che si trova in cima alla collina; al suo interno furono rinvenuti segni e simboli figurativi che consentirono allo storico di decifrarne il significato e che lo stesso Tirrito confermò: terra, aria, fuoco, vaso. Da un recente studio effettuato si pensa che in dette grotte di Capelvenere si venerava la dea TANIT.
 

COLLE SAN VITALE

Costituisce un museo all'aperto dove è possibile ammirare, oltre al suggestivo paesaggio, la vecchia Matrice dedicata alla Madonna dell'Udienza (XII sec.), appartenente al rito greco-bizantino, la Chiesa di San Giorgio dei Greci o del Giudice Giusto (XII sec.), la Chiesa di San Vitale (XVII sec.), che sorge sulle vestigia della cappella di San Giorgio (XI sec.), fatta erigere dal Conte Ruggero con la dominazione Normanna e in seguito trasformata a cappella palatina dei nobili Cerviglion di Spagna, la Chiesa della Madonna dei Miracoli, con annesso ospizio dei Teutonici la cui costruzione risale al XII sec. Oltre alle Chiese vi sono i resti di due castelli, un mulino a vento arabo, i resti della casa dell'Emiro e della Scala del Re.
Dalle fonti documentarie risultano a Castronovo ben 26 Chiese nel solo nucleo urbano ed altre 19 erano dislocate nella periferia della Città o nei borghi rurali e nei casali, alcune ancora esistenti altre oramai dirute, altre ancora costruite su antichi siti di altre chiese o monasteri.

CHIESA DEL CALVARIO

Fu fondata nel 1810 per colletta popolare sul sito dove sorgeva l'antico monastero feminile di S. Antonio Abate del 1520. La Chiesa è a pianta circolare con ingresso al centro, con due piccoli vani adibiti a sacrestia. Vi si commemora ogni anno la Crocifissione e morte di Gesù per il Venerdì Santo.

CHIESA E CASALE DI SAN PIETRO

Posta lungo le rive del fiume Platani è di origine bizantina.Viene ricordata perchè è stata sede di un Parlamento del regno siciliano indetto dai quattro Vicari, per iniziativa di Manfredi Chiaramonte, il quale aveva preso inpegno con il legato del Papa Bonifacio IX di fare cessare le discordie interne alla Sicilia. Il Parlamento deliberò di non riconoscere Martino, re di Sicilia, che fondava le sue pretese sul suo matrimonio con Maria, figlia di Federico III d'Aragona e per il fatto che la dispensa alle nozze era stata concessa dall'antipapa Clemente e non da Bonifacio IX. Fu Manfredi Chiaramonte ad accogliere l'invito dei baroni ad opporsi al re, ma Martino, contrariamente alle decisioni prese dal Parlamento di Castronovo, divenne re di Sicilia con la conseguenza che si determinarono in tutto il territorio siciliano delle discordie. Il figlio di Manfredi Chiaramonte, che aveva ereditato la signoria, portò avanti l'impegno assunto dal padre. Ciò gli costò la vita, infatti l' 1 Giugno 1392 venne decapitato davanti al suo palazzo Steri di Palermo.
 

CHIESA MADRE

Dedicata alla SS. Trinità venne edificata nel 1091, e costituiva originariamente un edificio come presidio militare. Il campanile e l'abside costituivano in passato due torri dell'antico castello fatto costruire da Re Ruggero e ampliato da Manfredi Chiaramonte. Fu consacrata nel 1404. La Chiesa è un grande mausoleo, ad una navata lunga 50 mt. e larga 10 con un'altezza che raggiunge mediamente 15 metri. Presenta una pianta a croce latina avente ai lati varie cappelle e terminante in unica abside. Varie iscrizioni lapidee, sia interne che esterne raccontano i vari passaggi delle popolazioni che in varie epoche conquistarono Castronovo. Tra queste sono evidenti quella posta sulla torre campanaria che porta la data del 1098 ed altre di notevole valore poste all'interno della Chiesa. Il primo parroco fu un sacerdote arabo convertito al cristianesimo, Him Kinmtatachi. Gli altari sono in marmo giallo ricavati dalle cave di marmo del Kassar accoppiati ad altri marmi policromi con tarsie realizzate dagli artisti locali Andrea e Stefano Geraci. Gli stucchi sono opera di Antonio Messina, stuccatore castronovese, mentre gli intonaci sono di Andrea Sesta. Il coro per la collegiata e il pulpito-confessionale in legno di noce (XVIII sec.) sono opera dell'intagliatore e scultore Antonino Giordano (autore tra l'altro della statua di San Vitale); di pregevole valore è l'organo a canne, opera di Raffaele Della Valle (XVIII sec.). Sull'altare maggiore predomina il Santissimo Crocifisso risalente al 1301. Il Presbiterio ospita quattro nicchie con le statue di San Simeone Apostolo, opera di Marco Lo Cascio del XVI sec.; S. Antonio Abate in legno, S. Francesco di Paola in terracotta del XVII sec. di autori ignoti, ed ancora la Madonna della Candelora o del Soccorso di Bartolomeo Berrettaro XV sec. Pregevole è la cappella dell'Addolorata in pregiatissimo legno di noce, eretta in ricordo del pianto della Madonna in casa Conti il 20 Marzo 1931. L'altare di San Vitale, realizzato nel 1773 è opera di Domenico Bertuccelli. Sono ancora da vedere un Crocifisso in legno del quattrocento, sistemato in fondo la Chiesa, la statua di San Pietro in cattedra attribuito ad Antonello Gagini, la statua di San Giovanni Apostolo opera di Marco Lo Cascio XVI sec., la statua di San Calogero opera di Filippo Quattrocchi di Gangi XVIII sec., un Crocifisso dipinto su tavola del 1300 (proveniente dal Monastero Basiliano di Santo Stefano di Melia). Nella cappella di fronte la porta d'ingresso si trova il prezioso fonte battesimale "ad immersionem" in marmo istoriato, lo stesso è arricchito da un ciborio in marmo bianco di Carrara, l'opera per la modellatura e l'eleganza viene attribuita ad Antonello Gagini. La sacrestia custodisce numerose opere di valore. Meritevole d'attenzione è uno stipo in avorio del 1300 di arte greco-bizantina. Affissi alla parete si notano dei bassorilievi in marmo opera di Antonio De Noto del 1551. Sono presenti numerose tele tra cui la Madonna delle Fragole, opera tardo barocca e Cristo ai flagelli del XVII sec. attribuito alla scuola del Rubens. L'Archivio Parrocchiale conserva manoscritti di notevole interesse che hanno consentito di conoscere e ricostruire la storia di Castronovo.

CHIESA DI SAN FRANCESCO

Le prime notizie di una cappella dedicata a San Francesco risalgono al 1346, pare che fu eretta nello stesso sito della Chiesa e del Convento di San Rocco distrutto da un movimento tellurico. Il 28 Gennaio del 1556 se ne decretò la costruzione dedicandola a S. Antonio di Padova. Nel 1578 Francesco Capobianco provvide ad ampliare la Chiesa e la costruzione di un Convento di frati minori conventuali dedicato a San Francesco d'Assisi. Nei secoli successivi furono apportati lavori di restauro. Nel 1868 dopo l'abolizione degli ordini religiosi il Convento divenne la sede del Palazzo Municipale. La Chiesa ad unica navata, è senza transetto completata da un abside quadrato. Un solo ordine di lesene sormontati da capitelli corinzi reggono la cornice sulla quale si innesta la copertura a botte lunettata. Gli otto altari laterali si trovano incastonati nel perimetro murario. Un vestibolo, voltato a crociera, sostiene la cantoria lignea. La facciata esterna è delimitata da piatte lesene terminanti con un cornicione spezzato. Il portale è del 1500. La Chiesa misura 32 mt. X 12,50 e 12 mt. di altezza. Nonostante la limitata grandezza è un piccolo museo d'arte. Oltre alle lapidi che ricordano i restauri eseguiti lungo i secoli, possono ammirarsi opere d'arte che riempiono gli altari laterali della Chiesa. Statua di San Francesco eseguita dall'artista Konrad Platz (1986), statua dell'Immacolata Concezione e statua di San Giuseppe, entrambi in legno (XVIII sec.) di Filippo Quattrocchi di Gangi, statua di San Pasquale Baylon, statua di San Eligio (XVI sec.), Bara dell'Annunziata, gruppo scultoreo in pioppo, salice e tiglio, opera di Marco Lo Cascio da Chiusa Sclafani (XVI sec.). Nella Chiesa si trova ancora un lavabo in marmo giallo del Kassar.
 

CHIESA DI SANTA CATERINA D'ALESSANDRIA

Viene comunemente chiamata "Chiesa della Batia" a motivo di un monastero di monache benedettine presenti sino al secolo scorso. E' una delle Chiese più belle di Castronovo di Sicilia, per le sue decorazioni e per l'architettura corinzio-romanica. Risale agli inizi del secolo XVI. Pare sia stata edificata dove prima c'era una chiesetta dedicata a Santo Stefano protomartire. La costruzione risale al 1523. Nello stesso Convento vivevano, oltre alle monache di Santa Caterina, anche le suore di S. Antonio Abate e quelle del monastero di S. Agata. Le suore seguivano le regole monastiche di San Benedetto. Dell'antico monastero rimane la cantoria, con pareti in legno traforato e con balaustra intagliata. La Chiesa è ad unica navata (26 X 12,65 mt.) con abside semicircolare a catino con volta a botte. La stessa è arricchita da varie lapidi che ricordano fatti storici e persone care scomparse. La Chiesa conserva delle opere d'arte di valore inestimabile. Una statua in legno dell'Immacolata opera di Francesco Ryna e Vincenzo Di Giovanni, una statua della Madonna dei Miracoli del sec. XVIII (proveniente dalla Chiesa dei Miracoli sul Colle San Vitale), quattro tele dipinte ad olio attribuite a Fra Fedele da San Biagio, raffiguranti lo sposalizio di Santa Caterina d'Alessandria, la Madonna che tiene sulle proprie ginocchia il Cristo morto, San Benedetto e S. Antonio Abate. L'altare maggiore è allestito con tarsie di marmi policromi. Gli stucchi sono di Antonio Messina.
 

CHIESA MADONNA DEL ROSARIO

Fu costruita nel 1621. Presenta particolari interessi storici e artistici. La Chiesa ha subìto una trasformazione strutturale in quanto negli anni '50, al fine di consentire una maggiore viabilità viaria è stata rimpicciolita. La Chiesa (mt. 12,45 di lunghezza X 8,20 di larghezza e 12,60 di altezza), ad aula unica con abside retto è arricchita dagli stucchi di Antonio Messina. Tra le varie opere vanno ricordate: un dipinto su tela raffigurante la Madonna del Rosario, opera di Vito D'Anna da Palermo (1720-1769); un affresco raffigurante il Giudice giusto XIV sec. proveniente dall'omonima Chiesa posta sul Colle San Vitale. L'opera più pregevole è la bara di San Giorgio, un gruppo ligneo policromato che costituisce l'opus magnum di Marco e Silvio Lo Cascio da Chiusa Sclafani risalente al 1588. La bara fu eseguita per la Chiesa di San Giorgio dei Greci, ma in seguito al suo crollo venne trasferita prima nella Chiesa di San Giacomo e poi successivamente nella Chiesa della Madonna del Rosario. La bara viene portata in processione (assieme ad altre statue di Santi) il 3 Maggio per la festa del SS. Crocifisso.

CHIESA DI SANTA ROSALIA

Venne costruita per ricordare la peste del 1624 -25. Nel 1760 venne abbellito il presbiterio dallo stuccatore Antonio Messina. La statua in legno di Santa Rosalia posta sul presbiterio principale e di autore ignoto e risale al XIX sec.
 

CONVENTO DEI PP. CAPPUCCINI

Il primo Convento dei Cappuccini della Sicilia è stato fondato a Castronovo di Sicilia nel 1533. L'antico Convento dedicato a S. Nicola di Bari sorgeva a tre miglia di distanza dalla Città. Il Convento fu poi abbandonato nel 1609. Il nuovo Convento fu costruito nel 1610 in seguito alla donazione di un benefattore (Don Girolamo Bottoneri Barone di Gelfamuto); si trattava di un pezzo di terra del feudo di Gelfamuto, dove esisteva una piccola Chiesa dedicata alla Madonna della Bagnara nel quartiere chiamato Rakal-biat poco distante dalla Città. Il Convento è stato dedicato a San Nicola di Bari (per ricordo del primo Convento), mentre la Chiesa è stata dedicata alla Madonna della Bagnara. Questo Convento fu santificato dalla presenza di San Bernardo da Corleone che qui operò verso la metà del 1600. Verso la metà del 1700 fu meta del Servo di Dio Padre Gioacchino La Lumia di Canicattì che qui compì gli studi. Il Convento con la soppressione degli ordini religiosi del 1868 è stato chiuso e abbandonato a se stesso. Nel 1932 il Convento è stato restaurato e reso agibile grazie all'interessamento e all'opera di Fra Vitale Lino da Castronovo di Sicilia (13/09/1868-13/02/1960), un umile Frate cappucino che morì in concetto di santità. I suoi resti riposano nel Convento da lui tanto amato. La Chiesa è ad una navata con abside retta, senza transetto e presenta un impianto planimetrico longitudinale. L'interno manifesta avanzi di decorazioni cromatiche nelle scanalature delle lesene, nei capitelli e nei fregi della cornici. La volta a botte lunettata, mostra i segni degli affreschi nei medaglioni centrali. Tra le opere d'arte vanno ricordate un tabernacolo del secolo XVII in legno attribuito a Frate Agostino Li Volsi (Trapani 1624 -Palermo 1690) e a Frate Vincenzo Coppola da Trapani (Trapani 1626 -Palermo 1684); il tabernacolo è a tre piani, riccamente decorati da intarsi e intagli con volute e motivi floreali e da colonnine ritortili; la statua della Madonna della Bagnara di autore ignoto che secondo il Traina risale al 1117; la bara processionale dell'Assunta realizzata da Michele Pace e Vito Butera entrambi artigiani castronovesi. Nel suo complesso il Convento comprende l'Oasi Fra Vitale realizzato dall'ingegno di Padre Federico Bonanno; l'Oasi è punto di riferimento per quanto riguarda l'accoglienza e l'ospitalità per quanti desiderano ritemprare le energie fisiche e spirituali.

PONTE VECCHIO


Il Ponte fu costruito dal Municipio di Castronovo, forse su una costruzione già preesistente. L'appalto per la costruzione dell'opera fu affidato al maestro-muratore Mariano De Tardo, di Caltabellotta, col quale fu pattuita la somma di tarì 19 la canna, con atto del 25 Aprile 1555, rogato dal Notaio Filippo Conti. Il Ponte consta di un'unica arcata esattamente semicircolare. L'arco è strutturato con due ghiere a cunei corradiali che, come i muri delle spalle, sono di calcare chiaro proveniente dal Kassar.

SANTO STEFANO DI MELIA

Melia, Melin, Mell, Melita (abbreviazione di Monotheus, un solo Dio). Si tratta di un antico casale, risalente al periodo bizantino. Ubicato ai piedi del monte Stagnataro, posto a metà strada tra Castronovo di Sicilia e Santo Stefano di Quisquina. Nello stesso tenimento fino al XII sec. era ubicato un antico monastero basiliano dedicato a Santo Stefano e di cui lo stesso casale portava il nome. Dalla lettera (Epistola XXX) di Papa San Gregorio Magno si hanno notizie di otto monasteri da lui fondati nel tratto di strada che collegava Palermo ad Agrigento. Tra questi monasteri va menzionato quello di Santo Stefano di Melia, inizialmente forse d'ordine benedettino, ma in seguito al consolidamento della presenza bizantina in Sicilia certamente diventato di rito bizantino. Con bolla del 13 Dicembre 1188, Papa Clemente diede alla Chiesa di Santo Stefano il carattere di parrocchialità, per il numero di abitanti molto consistenti.Alla scuola dei cenobi di Santo Stefano furono avviati alle pratiche religiose San Vitale (Patrono di Castronovo) e suo nipote Elia. Il casale sopravvisse sino al 1347 e successivamente venne utilizzato come masseria, nel cui atrio del chiostro sopravvive ancora l'antica fontana monastica. Pare che il monastero sia crollato intorno al 1492. Del ricco patrimonio del monastero resta un Crocifisso dipinto su tavola del 1300 trasferito dal monastero di Melia alla Chiesa di San Vitale e da questa all' attuale Chiesa Madre.
 

FONTE REGIO

Monumentale ed imponente, emerge dal contesto edilizio urbano sia per lo schema compositivo architettonico, sia per i pregiati elementi scultorei di cui è arricchito. La costruzione della fontana regia ebbe luogo nel 1567 a ridosso di un dislivello nel quartiere sorto presso l'antico casale di Rakal-biat. Attualmente la fontana si presenta composta da un abbeveratoio di forma rettangolare, lungo oltre 15 mt., che frontalmente è addossato ad un muro di contenimento tripartito in altezza con la parte centrale più alta lateralmente è delimitata da due muri alla cui testata troviamo due elementi architettonici di pianta quadrangolare. Al centro del muro frontale è collocato lo stemma regio. Da testimonianze avute dagli abitanti si apprende che in origine, attiguo alla fontana, esisteva un lavatoio pubblico poi coperto e di cui oggi si sta cercando di riportare all'antico splendore. La pavimentazione della piazza è realizzata con basole.

FONTE RABATO

Rappresenta un importante emergenza architettonica del quartiere "Batia", sito nell'attuale Piazza Fontana è stato costruito presso la sorgente Rabat, da cui prese il nome. Attualmente è composto da un abbeveratoio centrale di forma rettangolare, lungo mt. 13, realizzato con grossi blocchi di pietra locale. Frontalmente l'abbeveratoio è addossato ad un muro in muratura di pietrame calcareo. Lateralmente è delimitato da due corpi rettangolari anch'essi in pietrame calcareo. Due vasche ricavate da due blocchi di pietra locale sono collocate simmetricamente a ridosso dei due elementi laterali. Ogni vasca è alimentata da due "cannoli" di metallo con sembianze zoomorfe, innestate in una lastra di pietra su cui sono scolpite due formelle a bassorilievo. Al centro della piazza, di fronte alla fontana, vi è collocato il lavatoio pubblico, un manufatto architettonico a pianta trapezoidale con il tetto a capriate in legno e coppi siciliani. All'interno del lavatoio sono collocate le vasche. La piazza è pavimentata con ciottoli di fiume e basole.

FONTE KASSAR

Le acque della sorgente del Kassar alimentano un'altra fontana sita nello slargo tra la Salita Kassar e l'inizio del Corso Umberto I°, nelle adiacenze della Chiesa del Calvario. Di forma circolare, è collocata in uno spazio di pertinenza quasi semicircolare, delimitato da un muro di contenimento, in muratura di pietrame, di altezza variabile, perchè segue i piani inclinati delle strade adiacenti. La vasca, realizzata con blocchi di pietra, è alimentata da un gruppo erogatore adagiato sul bordo, ricavato da un cubo di pietra bocciardata, sormontato da un elemento a tronco di piramide. Esso è collegato ad un elemento architettonico di pianta quadrangolare sulla cui facciata opposta è collocata una piccola vasca alimentata da un altro "cannolo". Il manufatto è costituito da una base in pietra, fino all'altezza della vasca; i prospetti sono segnati da due spigoli realizzati con conci di pietra squadrati, tra di essi il paramento murario di mattoni pressati. Il coronamento è definito dall'estradosso di una volta a crociera realizzato con conci di pietra squadrata. La pavimentazione della piazzetta è realizzata con basole, mentre originariamente era di ciottoli.

I MULINI

Nel territorio di Castronovo grande importanza hanno avuto i mulini ad acqua, dislocati lungo il corso del fiume Platani. In un territorio così esteso e così fecondo come quello di Castronovo i mulini erano il punto di riferimento di tutto il circondario. I nomi di questi mulini, ancora oggi, sono invariati e quasi tutti portano il nome delle contrade dove sono ubicati. Nel territorio castronovese si contavano ben 24 mulini tra cui: Mulino Batia, Di li du porti, Suttula, Santa Margherita, Giallongo, San Marco, Refalzafi,
Scaletta, Ciolo, Ponte vecchio, Mulineddu, Cozzo, Carcarazza, Costa di Santi, San Pietro, Contessa, San Francesco, Di mentina e di sali, Santa Caterina, Sant'Agata, Fontana duci, Mulino a vento arabo ecc.